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Dormono, dormono sulla collina…

Edgar Lee Masters, Fernanda Pivano, De Andrè. Voci di attori, i loro corpi, la musica di Faber. Il tutto attraverso l’Arte di una Compagnia di Arenzano, per dire che loro De Andrè ce l’hanno nel DNA.

Quelli capaci di scrivere i bene dicono che quello che arriva il 26 marzo al Teatro del Centro Culturale di Marano è uno spettacolo “dal forte impatto emotivo”, quelli come il sottoscritto che di scrivere bene ne hanno ormai farro “roba” (appunto) da mettersi l’animo in pace, dicono che è uno spettacolo che perderlo sarebbe un peccato, anzi no, uno SPRECO! Ecco, si, la parola giusta che voglio usare in queste righe che vi scrivo oggi è proprio quella li: spreco.

Quando abbiamo l’occasione di andare a vedere qualcosa come “La collina di Spoon River e le canzoni di Fabrizio De Andrè” e non lo facciamo (“guarda, che peccato, proprio il 26 ho prenotato per andare a sciare”, “noooo, non ci sono, ho una cena”, “eeehh devo stare a casa con mio figlio”, “se, figurati se vengo a Teatro, c’è la Juve”) quello li è proprio uno SPRECO.

Se il Teatro ha una funzione, un compito, è quello di emozionarci.

Se ne ha un altro è quello di farci crescere.

Se poi ne dovesse avere un terzo è quello di mostrarci chi e cosa siamo come esseri in grado di sentire.

L’anima! Il Teatro ci rende consapevoli di avere un’anima e ci insegna ad onorarla con ciò che le dà vita: la bellezza delle emozioni.

Spoon River ha da sempre emozionato chi l’ha conosciuto ( a partire dalla Pivano).

De Andrè ne ha fatto un’opera musicale eterna e fondamentale.

Noi abbiamo il compito di guardare ed ascoltare per capirla ed applaudirla sconvolti nel profondo da ciò che essa può farci scoprire di noi stessi.

Altrimenti?

Altrimenti sarebbe proprio uno spreco!

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